domenica 3 aprile 2011

Husserl

Edmund Husserl (1859-1938) nacque a Prossnitz, in Moravia, e divenne professore prima a Gottinga e poi a Friburgo. Le sue opere principali sono: Filosofia dell’aritmetica, Ricerche logiche, La filosofia come scienza rigorosa, Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica, Meditazioni cartesiane, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale. Ci ha lasciato inoltre circa 40.000 pagine di inediti, conservati presso gli archivi Husserl di Lovanio.
Nella Filosofia dell’aritmetica i concetti aritmetici fondamentali (numero, unità, ecc.) sono studiati con riferimento ai corrispondenti atti psicologici; l’opera fu criticata da Frege, che accusò Husserl di “psicologismo”, ossia di voler ridurre la matematica alla psicologia. Stimolato da questa critica, il pensiero husserliano si sviluppò in direzione fenomenologica: nelle Ricerche logiche è affermata l’impossibilità di ridurre le leggi logiche e matematiche, dotate di universalità e necessità, alle leggi psicologiche, che si limitano invece a segnalare uniformità riscontrate empiricamente e non possono quindi andare oltre la sfera della probabilità. La necessità delle leggi logiche e matematiche è spiegabile ammettendo che l’uomo sia capace di cogliere, mediante un processo intuitivo basato su “esperienze vissute” (Erlebnisse) dei “significati universali” o “essenze”, tali che quanto si può affermare di esse vale a priori per tutti gli individui particolari in cui quelle essenze si attuano.
Bisogna in effetti distinguere fra due generi di intuizione: mentre l’intuizione empirica consiste nella percezione sensibile di un oggetto individuale dato “qui e ora”, l’intuizione eidetica o categoriale scopre nei casi concreti la presenza di una forma tipica universale. “L’intuizione empirica, in particolare l’esperienza in senso naturalistico, è la coscienza di un oggetto individuale e, come coscienza intuitiva, presenta l’oggetto come dato [...]. L’intuizione delle essenze è coscienza di qualche cosa, di un quid verso il quale si rivolge il suo sguardo e che le è dato in se stesso”. All’intuizione delle essenze si giunge attraverso la riduzione eidetica, che consiste nel prescindere dai concreti aspetti spazio-temporali dell’oggetto per afferrarne invece la pura essenza, tramite una sorta di sguardo intellettuale. La riduzione eidetica consente inoltre di cogliere le essenze di vaste regioni dell’essere, aprendo così la strada alle cosiddette ontologie regionali, che consistono nelle scienze a priori di determinate porzioni della realtà.
Caratteristico della fenomenologia husserliana è il concetto di epochè; esso non va inteso come sospensione del giudizio, al modo degli scettici, ma come un ritorno al fenomeno mediante la riduzione fenomenologica. Quest’ultima consiste nel sospendere i pregiudizi, mettendo fra parentesi le credenze spontanee e anche quelle scientifiche: solo grazie a questo procedimento la coscienza dell’uomo può tornare a se stessa, alla propria immediata presenza, che nessuna riduzione fenomenologica può eliminare. Perché la filosofia diventi una scienza rigorosa bisogna quindi che essa metta fra parentesi le persuasioni, scientifiche o di senso comune, che costituiscono l’ “atteggiamento naturale” dell’uomo, per fare posto – grazie alla riduzione fenomenologica – alla conoscenza delle leggi a priori che regolano il modo in cui gli oggetti si danno alla coscienza: “Io non nego questo mondo, come fossi un sofista, non metto in dubbio la sua esistenza come fossi uno scettico, ma esercito l’epochè fenomenologica”.
La coscienza a cui viene aperta la strada dall’epochè (o riduzione fenomenologica) è la coscienza trascendentale, da non confondere con l’io naturale o psicologico: “La psicologia ha a che fare [...] con la coscienza colta nell’atteggiamento empirico, intesa come qualcosa che esiste nella connessione della natura; di contro, la fenomenologia tratta della ‘pura’ coscienza, vale a dire della coscienza colta nell’atteggiamento fenomenologico”. La coscienza, così intesa, è un insieme di proprietà strutturali che sono condizione di possibilità di qualunque esperienza; l’intenzionalità, il tendere verso un oggetto, è il carattere fondamentale di tale coscienza. Da un lato vi sono cioè gli atti di coscienza, dall’altro l’oggetto (in quanto percepito, immaginato, ecc.) verso cui quegli atti tendono; la fenomenologia deve studiare al tempo stesso sia i processi soggettivi della coscienza (mediante un’indagine noetica), sia le caratteristiche essenziali dell’oggetto (colte con un’indagine noematica).
Nell’opera La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale Husserl contrappone al “mondo oggettivo”, di cui si occupano le varie scienze, il “mondo della vita”, come totalità delle esperienze vissute (Erlebnisse), che rappresentano la realtà originaria: ferme restando le competenze dello scienziato specialista di un particolare ramo del sapere, spetta pur sempre alla filosofia la comprensione ultima del senso e dell’essenza delle operazioni tecniche compiute dagli scienziati. La scienza moderna si è inoltre disumanizzata nella sua pretesa di oggettivare anche il mondo della vita, ed è entrata in crisi insieme al movimento positivista; né gli sviluppi della scienza moderna sono valsi ad evitare la catastrofe del primo grande conflitto mondiale.

© Giovanni Scattone 2011