domenica 17 aprile 2011

La guerra dei trent'anni

Conflitto che coinvolse, fra il 1618 e il 1648, buona parte dell’Europa continentale e soprattutto i territori germanici, che ne furono devastati. Cause principali: 1) la pace di Augusta (1555) lasciava irrisolto il conflitto fra cattolici e protestanti; 2) in Svezia la monarchia tendeva ad espandersi in tutto il Baltico; 3) la Francia era in cerca di alleati contro gli Asburgo.
La causa scatenante del conflitto fu la situazione della Boemia. Qui la libertà religiosa garantita dall’imperatore Rodolfo II valeva in realtà solo per i nobili, mentre i contadini dovevano aderire alla fede del loro signore. Di qui il malcontento di buona parte dei contadini. Quando poi fu eletto re di Boemia l’intransigente cattolico arciduca Ferdinando, un gruppo di protestanti guidati dal conte Mattia Thurn si ribellarono (defenestrazione di Praga, 23-5-1618).

1) Fase boema.
La situazione internazionale precipitò quando proprio il re di Boemia divenne imperatore con il nome di Ferdinando II. La rivolta della Boemia si estese alla Moravia e all’Austria, fino a Vienna: il sovrano di riferimento dei rivoltosi fu Federico V, principe elettore del palatinato, che però riamse isolato perché Ferdinando ottenne l’appoggio della Spagna, del papa e della Sassonia (mentre la Francia restava neutrale). Così l’esercito cattolico guidato da J.Tilly ottenne una decisiva vittoria presso Praga nella battaglia della Montagna Bianca (8-11-1620). La sconfitta di Federico V, che perse la corona di Boemia, e la vittoria di Ferdinando II portarono all’ereditarietà asburgica sul trono di Boemia. Nel 1628 fu repressa l’ultima rivolta contadina in Boemia.

2) Fase danese.
A questo punto il conflitto si concentrò in Valtellina, dove c’era stata una rivolta dei cattolici, e in Germania settentrionale dove Cristiano IV di Danimarca intervenne per contrastare la tendenza espansionistica dell’impero verso il Baltico. Entra in scena a questo punto il Wallenstein, un nobile cattolico che aveva formato un vasto dominio (ducato di Friedland) con le terre confiscate ai nobili protestanti boemi. Wallenstein radunò per conto dell’imperatore Ferdinando un esercito di 20000 uomini: Wallenstein avrebbe provveduto al vettovagliamento (con i prodotti dei suoi possedimenti) in cambio del denaro imperiale. Ma poiché Ferdinando II non avrà soldi per pagare, compenserà Wallenstein nominandolo duca di Meclemburgo e poi ammiraglio del mar Baltico.
Cristiano IV di Danimarca, sconfitto, firmò la pace di Lubecca (1629), mentre l’imperatore promulgò l’editto di restituzione con cui andarono in mano imperiale tutti i possedimenti sottratti alla Chiesa cattolica dopo il 1552. Però nella dieta imperiale di Ratisbona i principi protestanti per l’appunto protestarono, e ottennero fra l’altro l’allontanamento del Wallenstein (importante fu il ruolo svolto dal padre cappuccino francese Joseph du Tremblay, inviato di Richelieu).

3) Fase svedese.
Intanto la Francia strinse un’alleanza con il protestante re di Svezia Gustavo Adolfo, che aveva mire espansionistiche. Questi, forte di un efficiente esercito e della neutralità russa, sconfisse gli imperiali presso Lipsia (1631) avanzando fin nel cuore della Germania. L’imperatore richiamò allora il Wallenstein e il nuovo scontro a Lützen (16-11-1632) pur concludendosi con una vittoria svedese vide la morte sul campo del re Gustavo Adolfo. Wallenstein fu fatto uccidere dall’imperatore; ma l’arrivo di un esercito spagnolo portò alla disastrosa sconfitta svedese a Nordlingen (1634). La pace di Praga (1635) fu conclusa fra l’imperatore e i principi protestanti tedeschi: l’editto di restituzione fu sospeso per 40 anni.

4) Fase franco-spagnola.
La pace in Germania preoccupò Richelieu, che dichiarò guerra alla Spagna (19-5-1635), il cui esercito non era più impegnato nei territori tedeschi e diventava una minaccia per la Francia. Lo scontro divenne a questo punto europeo e vide schierate da un parte Francia, Svezia e Paesi Bassi, dall’altra Impero, Spagna e Baviera. Si trattava di una vera e propria egemonia che sia la Francia sia la Spagna avrebbero voluto instaurare in Europa.
Le enormi spese militari provocarono ribellioni in Catalogna e Portogallo (cioè nella penisola iberica) e rivolte nobiliari (la Fronda in Francia). Dopo alterne vicende, con scontri che devastarono la zona del Reno, la battaglia decisiva si svolse a Rocroi in Fiandra (1643); lì la fanteria spagnola fu accerchiat e annientata dalla cavalleria francese del duca d’Enghien. Le truppe francesi invasero la Baviera e quelle svedesi la Boemia: il nuovo imperatore Ferdinando III (figlio del predecessore) acconsentì a trattative che portarono alla pace di Westfalia (1648). Francia e Spagna proseguirono peraltro le ostilità fino al 1659.
Le principali conseguenze della guerra dei trent’anni furono: 1) il tramonto dell’idea di uno stato nazionale tedesco; 2) l’affermazione degli svedesi; 3) l’espansione commerciale delle Province unite; 4) il declino delle città italiane; 5) una spaventosa perdita di vite umane, soprattutto in Germania.

© Giovanni Scattone 2011