venerdì 29 aprile 2011

La pace di Versailles

La firma degli armistizi non portò subito la tranquillità in Europa.
In Germania un’insurrezione comunista fu soffocata nel sangue, mentre in Russia divampava la guerra civile. Anche in Italia furono numerose le rivolte operaie e contadine.
Nel gennaio 1919 si aprì a Parigi la conferenza di pace. Vi presero parte il presidente degli Stati Uniti (W.Wilson), i primi ministri inglese (Lloyd George), francese (Clemenceau) e italiano (Orlando), oltre a quelli degli stati minori. Non furono ammessi i rappresentanti degli stati vinti, perché gli anglo-francesi volevano una pace punitiva, nonostante le proposte moderate del presidente Wilson (i suoi “14 punti” si basavano sulla riduzione degli armamenti e sul principio di autodeterminazione dei popoli).
Il trattato di pace fu firmato a Versailles anche dai vinti tedeschi il 28-6-1919. La Germania cedette alla Francia l’Alsazia e la Lorena, perse il territorio polacco e tutte le colonie: dovette poi ridurre drasticamente l’esercito e impegnarsi a pagare un enorme risarcimento (269 miliardi di marchi-oro). L’embrionale sviluppo democratico della neonata repubblica tedesca ne risultò drammaticamente scosso.
I trattati di pace con le altre potenze sconfitte (Austria, Ungheria, Bulgaria, Turchia) cambiarono l’assetto dei Balcani. All’Italia andarono Trento, il sud Tirolo, Trieste e l’Istria, mentre nascevano all’est vari stati nuovi: Austria, Ungheria, Jugoslavia, Cecoslovacchia, Polonia, Lituania, Estonia, Lettonia.
Francia e Gran Bretagna si divisero il Vicino Oriente, sottratto alla Turchia; si divisero anche le ex colonie tedesche, tranne quelle in Estremo Oriente che andarono al Giappone.
La nascita della Società delle Nazioni (28-4-1919) non assicurò né la pace né un miglioramento delle relazioni internazionali, perché non vi parteciparono né l’Unione sovietica né gli Stati Uniti: essa finì così con il rappresentare i soli interessi franco-inglesi.

© Giovanni Scattone 2011